La miglior conservazione di un’opera consiste nel non innescare processi che possano portarla al decadimento.
Le condizioni di microclima e di luminosità dell’ambiente circostante possono influire in modo significativo nel suo degrado o nella sua conservazione.
Il controllo di umidità relativa e temperatura ambientali, è fondamentale per il prolungamento della sua vita, escursioni termiche elevate provocano variazioni dimensionali con punti di tensione, specialmente nel caso di oggetti o opere composte da materiali misti (metallo e legno).
Valori elevati di umidità relativa ambientale favoriscono:
– processi di ossidazione nei metalli;
– l’umidificazione provoca nel legname dilatazione ed ammorbidimento delle fibre, esponendolo alla possibilità di attacchi fungini, virali e di insetti xilofagi;
– la crescita di microflora, muffe e funghi, su pietra e legno;
– l’ammorbidimento superficiale di opere o strati gessosi;
– insediamento di microflora e batteri su stoffe e pellami;
ed altri casi di minore rilevanza.
Le condizioni espositive assumono un’importanza rilevante, e sono da tenere ben presenti per il mantenimento di un’opera nelle sue condizioni originarie, soprattutto nei casi di esposizioni all’aperto o, al chiuso con grossa affluenza di pubblico; in questi casi occorrerà monitorare periodicamente, ed a distanza temporale ravvicinata, la tenuta dei materiali protettivi applicati, ripetendone l’applicazione ogni volta che ci si accorga della loro inconsistenza/logoramento.
Nel caso di esposizione in locali chiusi, ottenere una buona aereazione ci aiuterà a mantenere l’umidità relativa a valori accettabili; se non fosse sufficiente ad avere condizioni ottimali, meglio predisporre un impianto di climatizzazione che controlli temperatura ed umidità relativa; questo vale soprattutto per le esposizioni museali: temperatura di 18-20° C con umidità relativa al 40-50% sono condizioni ideali anche per gli esseri umani. Nello specifico si suggeriscono valori di:
<45% per materiali inorganici (metalli, pietra, ceramica),
42-45% fossili
50-65% per materiali organici (legno, carta, tessili, avorio, cuoio, pergamena, dipinti, …)
100% oggetti provenienti da scavi umidi o da immersione.
Altro fattore importante è l’illuminazione, il cui eccesso è dannoso su tutti i materiali organici, in quanto la radiazione luminosa agisce sulla pigmentazione dei materiali, può provocarne lo sbiadimento dei colori e processi di disgregazione materica, con indebolimento superficiale, riduzione delle proprità meccaniche, alterazioni cromatiche, ingiallimento, decolorazione, logoramento delle fibre e polverizzazione degli strati superficiali.
In particolare livelli di illuminazione non pericolosi potrebbero essere:
< 50 lux per materiali estremamente sensibili (seta, lana, carta, acquerelli, manoscritti, cuoio decorato, …),
150-200 lux materiali sensibili (dipinti ad olio e tempera, avorio, legno, cuoio, ossa, lacche orientali, …),
comunque contenuta, anche se più elevata, per materiali non sensibili (vetro, pietra, ceramica, metalli, pitture a fresco).
Maggiori indicazioni sul valore di un lux si possono trovare qui
In altri termini un approccio di “buon senso”, comunque sempre molto utile, ci porterebbe ad eliminare o ridurre fortemente le radiazioni ultraviolette ed infrarosse, ridurre comunque illuminazioni eccessive, ridurre il tempo di esposizione alle fonti luminose, aereare i locali.
Per un approccio più preciso, conviene sempre effetture:
controllo termoigrometrico,
controllo illuminotecnico,
controllo biologico,
spolveratura periodica,
verifica dei prodotti durante il restauro, ponendo attenzione alla loro conformità con l’opera stessa.
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