Non è la prima volta che si parla di fine della privacy; già nel 1999 Scott McNealy, fondatore di Sun Microsystems, aveva dichiarato, “You have zero privacy anyway. Get over it – Avete privacy zero, fatevene una ragione”.Per fortuna la privacy, benché malmessa, è sopravissuta alle dichiarazioni di McNealy ed e’ arrivata ai giorni nostri.Ma oggi molte situazioni e tecnologie lesive della privacy stanno giungendo a maturazione contemporaneamente, creando una situazione critica, anzi una vera e propria singolarità nella storia evolutiva dei rapporti sociali che puo’ portare davvero ad un azzeramento della privacy.Non semplicemente obbligarci a vivere una vita totalmente pubblica in case di vetro, ma condizionare la nostra capacità di accedere ad informazioni corrette secondo la nostra volontà.Le tecnologie di Intelligenza Artificiale e di Deep Learning possono estrarre informazioni ed effettuare inferenze, correlando moli enormi di dati ad un livello impensabile fino a pochi anni fa, e giungendo a deduzioni di livello pari o superiore a quello di un analista umano. Gli algoritmi, davvero, sanno oggi più cose su di noi di quante ne conosciamo noi stessi.L’Internet delle Cose sta popolando le nostre case ed i nostri corpi, lo stuolo di sensori che gli oggetti dell’IoT contengono pompa quantità crescenti di dati personali e sensibili nella Rete, senza che più nessuno se ne preoccupi, nutrendo i voraci algoritmi, e presto le voraci A.I, di Google, Amazon ed altri big e meno big data player.Le fake news, su cui tanto hanno chiacchierato persone che dovrebbero invece stare accuratamente zitte al riguardo, degenereranno presto in vere e proprie azioni di guerra informativa (non informatica) in cui, grazie alla possibilita’ di generare in maniera automatica filmati ed audio perfettamente falsificati, si potranno “combattere battaglie”, non nel cyberspazio ma proprio nell’infosfera stessa.
Sorgente: e-privacy XXIII — Singolarità
se ne parla sempre come un qualcosa da conservare mentre in realtà s’è perduta da tempo…siamo continuamente schedati,sniffati,ripresi da videocamere a ns insaputa perchè impossibile viaggiare col naso all’insù, conttrollati nelle tasche e nei conti, i nostri dati venduti ai migliori acquirenti di banche dati e lo dimostrano i ns cellulari e pc invasi da pubblicità nauseanti di marchi di cui non abbiamo fatto neppure una lontana ricerca in rete, per cui non si può parlare di tracce rimaste dalla nostra curiosità… ormai si parla di privacy solo nelle toilette, ma chissà che non arrivino a spiarci anche lì… Ciao Pietro 🙂
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Concordo solamente in parte … alcuni spazi, piccoli, si possono ancora preservare, con un utilizzo accorto della rete.
Non possiamo evitare telecamere, satelliti e simili.
Ciao Daniela, buon fine settimana 🙂
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Da nativo digitale, credo che ognuno arrivato a una certa età sia in grado di discernare cosa mostrare in rete e cosa no, l’algoritmo si crea in base a ciò che si pubblica siamo noi che decidiamo i social network non sono un obbligo, e nemmeno cosa pubblicare lo è !!! Inoltre la privacy online è democratica più pubblichi fatti personali meno ne avrai, più selezioni più ne avrai. Consapevole che la mia generazione ha un concetto di privacy differente dalla vostra.
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Concordo 🙂
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E’ un po’ difficile credere che noi si abbia la privacy: lo scontrino del supermercato, con il mio numero di tessera, registra i miei acquisti e, di conseguenza, le mie abitudini. Lo stesso in farmacia. Non c’è alcuna privacy in un ospedale, in una camera a quattro letti dove medici e infermieri parlano ad alta voce con ogni paziente. In banca, qualsiasi impiegato può accedere ai dati del mio conto corrente. Fino a tre anni fa, all’anagrafe si poteva richiedere lo stato di famiglia di qualsiasi cittadino a sua insaputa, quanto meno al mio paesello.
L’ISTAT accede a tutti i dati sensibili per i propri calcoli percentuali, poi, magari, è un po’ difficile far funzionare i computers dei vari settori statali che sembrano non comunicare fra loro anche quando dovrebbero. I CAF rilevano e immagazzinano tutta la documentazione che diamo loro per il servizio che chiediamo essi ci mettano a disposizione.
Che attraverso i motori di ricerca (scusate se non uso termini tecnici ma sono autodidatta per quanto concerne il computer) qualcuno immagazzini nozioni, informazioni, dati e quant’altro, è solo la logica attuale. Durante qualsiasi dittatura anche la posta veniva aperta e controllata, e non c’era solo la censura in epoca di guerra.
Non è cambiato nulla, solo migliorato e velocizzato il sistema.
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Tutti ci profilano, però possiamo decidere quanto lasciargli raccogliere dati su di noi, al momento abbiamo ancora margini di anonimato … è una scarsa consolazione, ne convengo.
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Per quanto riguarda Internet, sta a noi giocarcela e salvaguardarci, usando il buonsenso.
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Esatto, sul resto, possiamo ben poco 🙂
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