Un editoriale sull’arte e sulla politica, oltre che sulle funzioni civili della critica d’arte e del giornalismo d’arte, alla luce delle velleità di voler dividere la politica dall’arte.
Affermare l’inscindibilità tra arte e politica equivale dunque a ristabilire il ruolo della critica, e con essa del giornalismo d’arte, nell’ambito della società civile, della quale critica e giornalismo non costituiscono un mero orpello buono soltanto per offrire sunti in un linguaggio accessibile a chi ritiene che l’arte sia solo uno svenevole mezzo per provare un’esperienza superficialmente estetizzante. Significa restituire alla critica e al giornalismo il senso più alto della loro missione che, col tramite dell’attitudine a interpretare ch’è “conditio sine qua non di una cittadinanza desta e qualificata” consiste nel porsi al servizio del pubblico e dei cittadini, spronati in tal senso a interpretare loro stessi, ovvero a stabilire legami e connessioni, far sorgere dubbî, avanzare spunti e riflessioni. Non solo: affermare l’inscindibilità tra arte e politica significa anche elevare l’arte stessa al di sopra di quell’irrilevanza cui la società contemporanea sembra averla relegata, e al contempo significa affermare la libertà di chi esercita una tale, vitale funzione per le nostre democrazie. Per concludere, tornando agli spunti forniti da Stoilas, è possibile affermare che l’arte è un potente strumento per inchiodare il potere alla verità: di conseguenza, la critica e il giornalismo non dovrebbero aver remore nell’affermare la propria libertà nell’accompagnare gli artisti in quell’atto di natura profondamente politica che è il “perseguimento della verità e della giustizia”.
Sorgente: L’opera d’arte è sempre un atto politico, ed è impossibile dividere l’arte dalla politica
Anche spacciare l’arte come scissa dalla politica è un atto politico, che persegue ben precise finalità.
"Mi piace"Piace a 1 persona
giusto
"Mi piace""Mi piace"
Secondo voi lo stato italiano si è occupato di arte o di poltrone?
"Mi piace""Mi piace"