Inaccettabile il trattamento che su Rete4 è stato riservato al direttore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Giovanni Kezich. Le performance di un museo non si valutano solo dal numero dei visitatori.
In sostanza, la trasmissione ha fatto passare un messaggio profondamente sbagliato: quello secondo il quale le performance d’un museo vanno misurate sulla base dei visitatori che corrispondono un biglietto a pagamento per entrare nelle sue sale. E di conseguenza, un museo che spende troppo in relazione al numero di quanti lo visitano, sarebbe un museo che spreca: una tesi parziale e riduttiva, dal momento che un museo non è un luna park che vive soltanto in funzione di quanti si recano a visitarlo. I visitatori non sono che una parte delle attività d’un museo: certo, sono la componente più visibile e facilmente misurabile, ma non sono l’unica. Si prenda proprio il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, un museo etnografico tra i più importanti d’Italia le cui attività s’estendono ben oltre le visite. Il museo di San Michele all’Adige, infatti, è anche dotato d’una preziosa biblioteca specializzata in antropologia culturale e storia alpina e trentina, che conta su di un fondo di circa diciassettemila volumi, dei quali mille e cinquecento fanno parte d’un fondo storico che raccoglie libri e periodici pubblicati tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento, mentre mille costituiscono la raccolta del fondatore del museo, Giuseppe Šebesta, importante scrittore ed etnografo. Ancora, il museo è dotato d’un archivio audiovisivo che include importanti documenti sugli usi del Trentino, alcuni dei quali prodotti dalla locale sede Rai.