[…] Era “Vogliamo tutto” e l’aveva scritto Nanni Balestrini.
C’era la storia di Alfonso, l’operaio comune sradicato dalla sua terra e buttato a Nord nel calderone dello sfruttamento capitalista. Del progresso dichiarato necessario che si incideva nei corpi e nelle menti proletarie. Dentro quella storia, il racconto della nostra furia che dirompeva contro il mondo che non ci apparteneva e ci faceva schifo. Prima di ogni ragione, oltre ogni saggezza. Solo una rabbia pulita per le cose insopportabili che ci circondavano con la loro puzza di ordine e disciplina. Puzza di morte! […]